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    venerdì 21 febbraio 2014

    [MWC 2014] Il primo telefono a prova di spia: Blackphone, il vero "mistero" di Barcellona


    Uno smartphone capace di sfuggire alle grinfie dell’Nsa? Non è fantasia, ma Blackphone, un dispositivo Android che potrebbe arrivare molto presto sul mercato. Sviluppato da Silent Circle, azienda che già da tempo si occupa di comunicazioni sicure, in collaborazione con la spagnola Geeksphone, il telefono promette di fornire all’utente tutte le misure per proteggere efficacemente la propria privacy. Tutto molto misterioso, però se ne sa già qualcosa di molto interessante. Sarà il primo dispositivo al mondo a mettere la privacy personale totalmente nelle nostre mani e al primo posto, prima ancora di qualsivoglia dettaglio tecnico proteggendoci, così, da chiunque voglia ficcare il naso nelle nostre conversazioni, succhiare i nostri messaggi o utilizzare i metadati di navigazione online e geolocalizzazione.

    Il nuovo, misterioso dispositivo è frutto di una collaborazione fra due aziende: l’americana Silent Circle, che proprio l’estate scorsa ha presentato il suo servizio di email criptate Silent Mail sviluppato insieme alla texana Lavabit, e la startup spagnola Geeksphone di Javier Agüera e Rodrigo Silva-Ramos, già al lavoro sugli standard per Firefox OS, il sistema operativo open source di Mozilla per telefoni e tablet. Insieme hanno fondato un nuovo marchio con base in Svizzera. Dietro al sodalizio si nascondono nomi importanti nel campo della sicurezza informatica come quello di Phil Zimmermann, presidente e cofondatore di Silent Circle nonché inventore, nel 1991, del più usato software per crittografia, firma digitale per email e protezione dei dati al mondo, Pretty Good Privacy.


    Il concetto parte da una semplice constatazione: i produttori di dispositivi mobili hanno pensato a proprio a tutto in questi anni; hanno costruito telefoni sottilissimi, brillantissimi, capaci di guidarci nel traffico, di fare foto mozzafiato, di resistere agli urti e persino all’acqua. Ma si sono dimenticati di darci quello che nessuno pensava potesse mai mancare in questo genere di apparecchi: la garanzia della privacy.


    È bastato un uomo di nome Edward Snowden per scoperchiare la pentola. E per fare capire al mondo che uno smartphone è, al di là della comodità, una porta aperta, per non dire spalancata, sulla nostra vita privata. Se ne sono accorti in modo a dir poco perentorio alcuni manifestanti ucraini che martedì scorso hanno ricevuto sui propri telefoni un messaggio anonimo per niente rassicurante: "Gentile cliente, sei stato registrato come uno dei partecipanti ad un’azione di disturbo di massa”. Come dire, stai attento a ciò che fai, perché qualcuno, da qualche parte, ti sta guardando.

    Non servono troppe nozioni tecniche per capire il perché e il per come sia così facile al giorno d’oggi per un’agenzia governativa intrufolarsi nei nostri device per guardare nella lista delle chiamate, dei messaggi, delle coordinate geografiche o nei cosiddetti “metadati”. In fondo, ormai lo abbiamo capito, non siamo i soli proprietari del nostro Io digitale. Quando utilizziamo un telefono di ultima generazione stiamo in realtà trasferendo pacchetti di informazioni all’esterno (e più precisamente alle reti cellulari degli operatori), senza contare tutte le tracce lasciate sulle varie applicazioni, da Google Maps ad Angry Bird, che detengono le nostre generalità, i dati relativi al nostro posizionamento e molto altro ancora. Blackphone, quindi, arriverà a meno di un anno dall’esplosione della bomba Edward Snowden e in una fase in cui l’opinione pubblica è diventata molto più sensibile al tema della protezione dei dati personali e in genere delle proprie comunicazioni. Il lancio, lo stile, il rumore sul Web, e le ancora scarse informazioni diffuse riguardanti il dispositivo lasciano infatti pensare a un’operazione diretta al mercato mainstream, probabilmente in questo momento più disponibile a prendere in considerazione un prodotto del genere.


    Tranne la presenza di una build di Android denominata PrivatOS, un sistema operativo sicuro derivato dal robottino verde e garantito dal guru della crittografia informatica Phil Zimmermann, tutte le altre informazioni riguardanti il Blackphone sono ancora top-secret: le prime foto ci mostrano infatti uno smartphone dal design piuttosto anonimo (sembra un dispositivo full touch come tanti altri) con i tre classici pulsanti virtuali di Android; tutti gli altri dettagli restano al momento top secret e, a pensarci bene, dato il senso per cui è nato il dispositivo, pare una cosa parecchio ovvia.


    Per conoscere i dettagli e le funzioni del prodotto bisognerà aspettare la presentazione ufficiale si terrà il 24 febbraio al Mobile World Congress di Barcellona, data in cui probabilmente partiranno anche i preordini.
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